Conferito stamattina dalla Magnifica Rettrice dell’Università di Messina al Presidente Sergio Mattarella in un gremito Teatro Vittorio Emanuele il Dottorato honoris causa in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico inserita nel programma articolato, intitolato “Messina Europa, 1955-2025” .

All’inaugurazione dell’Anno Accademico apertasi con l’esibizione del Coro dell’Università, è intervenuta la Rettrice dell’Università Giovanna Spatari, che rivolgendosi ai presenti con orgoglio ed emozione ha precisato come la giornata odierna che segna l’apertura ufficiale dell’anno accademico 2024/2025 dell’Università degli studi di Messina, faro di cultura, di sapere e di dialogo, non si limiti a celebrare l’inizio un nuovo ciclo accademico ma si colora di un significato storico e simbolico del tutto peculiare che intreccia passato, presente futuro. A seguire ha preso la parola il Rappresentante del personale tecnico – amministrativo Unime Domenico Quartarone che ha sottolineato come la presenza del Capo dello Stato sia segno tangibile dell’attenzione da egli riservata alle istituzioni culturali e cittadine del paese che riempe i cuori di fiducia per il futuro. Ultima ad intervenire la rappresentante degli studenti Chiara Furlan.
Emozionante la laudatio honoris causa svolta dal prof. Gaetano Silvestri, Presidente emerito della Corte Costituzionale e Professore emerito di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Messina che ha precisato come il Presidente Sergio Mattarella: “ Nel suo altissimo ruolo di Capo dello Stato è stato protagonista e testimone di vicende politiche e istituzionali di grande rilievo e dovunque abbia svolto i suoi impegnativi incarichi ha lasciato il segno di se’ di una personalità dotata di misura e di equilibrio ma anche di coraggiosa apertura all’innovazione e alla sperimentazione di vie nuove nei diversi settori della scienza giuridica ed amministrativa . La consegna al Presidente Mattarella del diploma di Dottorato honoris causa e del sigillo dell’Ateneo è stata preceduta dalla lettura delle motivazioni del conferimento da parte Daniela Novarese, Coordinatrice del Corso di Dottorato in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni e dalla proclamatio doctoralis honoris causa da parte della Rettrice dell’Ateneo.
Nella sua lectio doctoralis il Presidente della Repubblica dopo aver rivolto il saluto al Presidente della Regione ed alle Autorità presenti nonché l’augurio di buon anno accademico alla Rettrice e sottolineata l’importanza della voce degli studenti ragione d’essere di ogni Ateneo, ha espresso alcune riflessioni sull’amministrazione dell’Unione europea, iniziando con il ricordare che il processo di integrazione istituzionale tra gli Stati europei ha avuto inizio il 23 luglio 1952, con il Trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, firmato a Parigi il 18 aprile 1951 da Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Quel Trattato ha avuto origine da un’idea di Jean Monnet, fatta propria da Robert Schuman, Ministro degli esteri francese, con la presentazione di un piano che porta il suo nome il 9 maggio 1950. La proposta fu rapidamente accettata dai sei Paesi e, in meno di un anno, il Trattato fu ratificato. Oggi, ha dichiarato Mattarella, nel corso della lectio doctoralis, siamo molto più sicuri della nostra alimentazione perché l’Unione europea impone standard rigorosi di sicurezza alimentare e si preoccupa di assicurare controlli diffusi ed efficaci. Ci sentiamo sicuri anche per quanto riguarda i farmaci e la loro sperimentazione, in virtù del coordinamento tra le agenzie del farmaco dei diversi Stati dell’Unione. La proprietà intellettuale è protetta a livello europeo e questo ne rafforza la tutela. I nostri voli sono sicuri, per via delle regole imposte dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea. Grazie ad accordi conclusi in ambito europeo possiamo viaggiare senza passaporto e senza sostenere costi aggiuntivi per telefonare. La criminalità viene contrastata con maggiore efficacia, aumentando la nostra sicurezza, in conseguenza delle diverse forme di cooperazione rafforzata che siamo riusciti a realizzare tra le forze di polizia dei Paesi membri. Questo, naturalmente, non significa ignorare i limiti delle regole europee. Bisogna esserne consapevoli e impegnarsi nel rimuoverli e superarli, agendo con sempre maggiore efficacia per migliorare il funzionamento delle istituzioni dell’Unione. Precisato dal Capo dello Stato che il cambiamento climatico, la crisi energetica, la carenza di materie prime essenziali per lo sviluppo tecnologico, i movimenti migratori, la transizione digitale, la difesa, la cybersicurezza non sono problemi risolvibili autonomamente dagli Stati nazionali ma richiedono l’interazione tra parlamenti, esecutivi e amministrazioni nazionali, europee e, se possibile, sovranazionali. Nei singoli contesti nazionali si continua troppo spesso a considerare l’Unione europea come un soggetto estraneo agli Stati membri e non – quale effettivamente essa è – come il prodotto della loro interazione e cooperazione, costruita nel tempo sulla base di scelte democraticamente assunte, volontariamente, dai parlamenti e dai governi nazionali; e dalle istituzioni europee, anch’esse costituite ed operanti per volontà e con il contributo fondamentale degli Stati nazionali.
La limitata coscienza politica, che l’Unione ha di sé stessa, condiziona il suo operare concreto e la rende troppo spesso non adeguatamente risoluta dinanzi alle grandi sfide che gli Stati e i popoli europei si trovano ad affrontare. Eppure, quanto sta avvenendo a livello internazionale, dove prevalgono dinamiche fortemente conflittuali e perfino distruttive, fa emergere, per contrasto, la decisiva importanza della comunanza di valori e di principi che rendono gli Stati europei naturalmente vicini e necessariamente solidali nell’affermare i valori di democrazia, dignità umana, libertà, equità sociale, pace.
A conclusione del suo intervento ricordato come nel marzo 2017, siano stati celebrati a Roma i sessant’anni dalla firma dei Trattati d’origine e come in quella occasione, rivolgendo un saluto ai Capi di Stato e di Governo presenti, egli si sia permesso di dire che i Paesi dell’Unione si dividono in due categorie: i Paesi piccoli e quelli che non hanno ancora compreso di essere piccoli anch’essi. Soltanto uniti si potrà continuare ad assicurare ai cittadini, come avviene da oltre settant’anni, un futuro di pace e di diffuso benessere.