Giuseppe Rando, già Prof. di Letteratura italiana, presso l’Università di Messina. Pippo, come viene chiamato dagli amici, è ora Prof. di Critica letteraria e Letterature comparate nella Scuola Superiore per Mediatori linguistici di Reggio Calabria. È stato una colonna portante nella Facoltà di Magistero di Messina e conosciuto per le sue opere in tutto il mondo.
Incontrare in intervista-video il Prof. Giuseppe Rando, di Torre Faro, Messina, è uno dei momenti più avvincenti del nostro percorso giornalistico. L’erudito è già stato Prof. di Letteratura italiana, presso l’Università di Messina. Pippo, per gli amici, è ora Prof. di Critica letteraria e Letterature comparate nella Scuola Superiore per Mediatori linguistici di Reggio Calabria.
È stato una colonna portante della Facoltà di Magistero di Messina. Nella sua carriera non è mai apparsa l’intenzione di distacco tra docente e discente. È evidente quel connubio-fusione, per il quale si è meritato l’appellativo di “lo scienziato dell’animo umano”, “confezionato” dai suoi amati studenti. Attualmente spera di poter completare il suo “Romanzo vitae”.
Gli chiediamo cosa gli abbiano trasmesso gli anni accademici. Moltissimo, afferma, probabilmente per il suo carattere empatico, la gioia di interagire con i propri studenti. È meravigliosa quella luce che brilla nei suoi occhi, il riaffiorare dei ricordi di quegli allievi, che oggi asseriscono di insegnare avvalendosi degli appunti delle lezioni dell’amato Prof. I maturi di oggi, quei giovani degli anni ‘70, reputano i suoi appunti e le sue dispense “balsamo e miele del sapere”.
L’erudito Prof. si è sempre “scagliato“ contro il baronato cattedratico universitario, facendo emergere il suo status fortemente legato ai sentimenti di libertà. Da qui le conseguenze evidenti, “ Anonimo in patria ed illustre fuori, Anonymus domi et extra domum illustris”.
È bene citare il suo libro “Resistere a Messina”. È qui che si identifica come colui che rifrange e riflette le situazioni, affermando di essere come una cartina tornasole. La sua nonna normanna gli diceva di avere una buona ‘Ntisa(intesa). Pensa di sapersi guardare attorno e di saper captare i movimenti della società, un’attitudine che, forse, ha sempre avuto. Ciò gli ha permesso di avere un’idea diversa, personale, rispetto a quella convenzionale di Messina, della Sicilia, dell’Italia e ancora più ampia, anche dell’Europa. Nel mondo accademico per molti professori universitari prevale spesso un certo conforrmismo mentale, per cui tutto va bene, prosegue. Questo per la gran parte dei sapienti, tranne che per il tanto amato “Gladiatore Rando”, che talvolta si è impelagato in giuste critiche, confessa.
Certamente un colosso del sapere come Pippo Rando ai lettori di tutto il mondo che lo leggeranno piacerà conoscere se la sua forza, espressa in tante opere su Leopardi, Foscolo, Pirandello, Corrado Alvaro, derivi solo dal suo studio, dalla ricerca, dalla sua “scientia” oppure dagli antri cavernosi, ma melodiosi del suo animo. Sorride felice al pensiero di andare su alcune testate estere. È difficile parlare di se stessi!.. già dai tempi di Socrate, il Tempio, “Conosci te stesso”, sostiene. Ci rivela che è venuto a conoscenza che a Canberra, in Australia esiste un Joe Rando, dal quale ha saputo delle sue origini dall’isola di Salina, nelle Eolie.
Lì esiste una via Rando, dove l’amabile Prof. si sente come a casa. Ci racconta che la madre, di Cariddi, Torre Faro, villaggio di pescatori, per i primi quattro o cinque anni ha convissuto con lui e gli ha insegnato molto. Lei non faceva parte dell’Accademia dei Lincei, come il marito Giovanni, tuttavia persona di “grande sapientia”. La mamma gli ha insegnato a scrivere e a leggere tantissimo. Pippo presume che il lume, la sua intelligenza siano genetici . La madre gli ha trasmesso il gusto per la lettura, cominciando dal libro Cuore. Spesso pronunziava: Ogni eccesso è un difetto. Da bambino leggeva anche il Corriere dei piccoli e poi ampliava le sue conoscenze negli anni con tutti i libri che si ritrovava intorno. Vogliamo sapere a quanti anni sia approdato come docente all’Università. Rammenta che era il ‘71, come assistente, nominato dal Prof. Calogero Colicchi, che ricorda con affetto, insieme all’amato latinista, Preside Prof. Antonio Mazzarino. Rando già insegnava al liceo, percependo lo stipendio per intero per il liceo ed il 25% Assistente Universitario incaricato. Nel ‘72 per concorso è diventato Assistente di ruolo, primo gradino della carriera universitaria.

Gli formuliamo la domanda quali episodi gli abbiano dato fastidio all’interno del suo ruolo. Le raccomandazioni in primis. Lo sparlare di qualche collega: “Quello ha servito il…, e quindi ha fatto carriera; il libro del … l’ho scritto tutto io”. Ci ricorda che c’è un libro interessante di una scrittrice messinese che non c’è più, molto intelligente. La scrittrice in questione è Adele Fortino con il libro “Messina sul sofà”, che secondo Rando dovrebbe essere più letto. In tale libro c’è un’immagine impietosa del mondo universitario, il mondo dei raccomandati, dei figli di papà, del baronato. Spesso anche lui si è trovato di fronte a certe situazioni, ma reattore com’è, ha cercato di gestire al meglio.
Il passaggio dalla Sicilia in Calabria, forse per componente genetica, gli ha fatto sentire la vicinanza verso quella terra che ama e che lo ha fatto sentire figlio della Calabria e della Sicilia. Messina è una città terziaria, di impiegati, che ha fatto perdere la fisionomia originaria della terra delle barche, dei pescatori e degli uomini di mare. Messina terziarizzata si è modificata, imborghesita, modernizzata, ma ha tenuto sempre il ceppo originario di 50 o 60 anni fa. Ora rammenta le parole del grande uomo di mare, suo papà: “Peppino è buono chi sbaglia di meno. “Pippinu è bonu, cu menu sbagghia”, in lingua siciliana. I calabresi conservano la genuinità, questo lo ha ammaliato. Ora rievoca un convegno importante avvenuto circa trent’anni fa, in provincia di Cosenza, su un poeta del cinquecento, Galeazzo di Tarsia, Conte di Belmonte e di Amantea. Ad un certo punto, durante il pranzo, il Sindaco di Amantea spendeva parole elogianti per il Prof. All’improvviso prese un quadro da sotto il tavolo e disse: “Professore, voi ci avete ricordato il poeta”. Al che il letterato Rando rispose umilmente che era un semplice docente universitario. Il sindaco continuò: “Voi non siete un poeta, voi siete il poeta”, mostrando il ritratto. Gli poniamo la questione sulla sua notorietà all’estero. Viene menzionato a New York nella trasmissione “Sabato italiano” di Radio Hofstra University di New York, premio “I Radio Award al mondo”, condotta dalla giornalista radiofonica Josephine Maietta, portatrice della cultura italiana nel mondo. Rando conferma che, oltre alla Biblioteca Nazionale di Roma, si stupisce di aver saputo che i suoi libri sono molto noti e conservati in Francia a Parigi nella Bibliothèque National Mitterand” di Parigi ed anche in America nella famosa Biblioteca “Library of Congres” di Washington. Oggi come sempre, Pippo Rando è felice con la moglie Rosellina, due figlie e quattro meravigliosi nipoti che sono l’unicum di famiglia, obiettivo vitale.
Si sente soddisfatto del suo lungo e a volte “irto” cammino, di aver conosciuto tanti giovani, che lo hanno sostenuto e supportato con un legame indissolubile. Sono gli stessi persone semplici oppure divenute prestigiose personalità. Si sente appagato per aver intrapreso una carriera universitaria, che gli ha fatto conferire dai colleghi che gli hanno voluto bene e dai suoi amati studenti la perenne nomea di “Il dotto garbato del Magistero di Messina”.