Recentemente il Procuratore della Repubblica di Messina, durante un incontro pubblico ,ha testualmente dichiarato che” il potere delle mafie si cela dietro gli appalti pubblici, vedete infatti il Ponte sullo Stretto“.
Una dichiarazione chiarissima che avrebbe meritato delle considerazioni da parte delle varie Istituzioni a partire da quelle locali ; e che appare come una conferma delle aperture di indagini di varie Procure( fra cui parrebbe esserci anche la Procura di Messina) sulle “attenzioni” e sugli interessi della criminalità organizzata siciliana e calabrese per i lavori relativi alla costruzione del Ponte e di tutte le altre opere infrastrutturali connesse ed indotte, soprattutto per le forniture ed i meccanismi dei sub-appalti.
Inoltre il Presidente della Autorità Nazionale Anti Corruzione nel marzo scorso ha aperto una istruttoria sul Ponte ed ha inviato una richiesta di accesso agli atti ai vari Ministeri interessati, ponendo dei rilievi pesanti per l’ assenza di una gara per l’aggiudicazione dei lavori, sull’aumento esponenziale dei costi e sul mancato rispetto dei vincoli europei superati con artifizi giuridici e con lo “spacchettamento” del progetto.
Così come non può non essere presa in considerazione la relazione tecnico-scientifica presentata in maniera approfondita e dettagliata durante un convegno svoltosi giorni fa a Messina del Prof. Doglioni ex Presidente dell’INGV. Relazione in cui viene ribadita la presenza di “faglie attive” sulla sponda calabra e su quella messinese dello Stretto in corrispondenza delle aree su cui si vorrebbero costruire le due torri-pilastri del Ponte ; faglie che costituiscono ,di conseguenza ,elementi di pericolo tale da imporre la immediata sospensione delle procedure in atto e dei progetti per avviare studi scientifici più appropriati e meno “condizionati”.
Nonostante tutto ciò il Governo della triade Meloni-Salvini-Tajani ha approvato un decreto che accelera le procedure ,nonostante alcuni rilievi e perplessità avanzate dal Presidente della Repubblica ,che sono state parzialmente recepite solo per quanto riguarda i meccanismi dei controlli antimafia.
Un decreto con cui viene individuata la “Stretto di Messina spa” come stazione appaltante, viene autorizzato l’ aumento fino al cinquanta per cento dei costi per le opere necessarie e di completamento per il manufatto stabile di attraversamento, e viene aumentata ad un miliardo e mezzo di euro l’eventuale penale che dovrebbe essere pagata al Consorzio privato aggiudicatari dell’ appalto, nel caso in cui si dovesse decidere di sospendere i lavori previsti.
E causalmente, ma non tanto, il Ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini toglie un miliardo e mezzo dai fondi destinati alla manutenzione e sicurezza delle strade locali per dirottarli sui fondi per il Ponte.
Ma, ancora una volta “Golia” trova un “Davide” che ha il coraggio di resistere e contrastarlo nelle vesti della Sindaca di Villa San Giovanni che insieme al Consiglio Comunale Villese e alla Città Metropolitana di Reggio Calabria hanno immediatamente presentato un ricorso al Tar del Lazio con cui si chiede l’ annullamento di tutte le procedure adottate , in quanto non sono state rispettate la direttiva comunitaria e le linee guida Nazionali per la ” valutazione d’incidenza ambientale”.
E mentre la Sindaca di Villa San Giovanni agisce con coraggio e dignità affermando che non si può assistere “passivamente” alla devastazione del territorio che si amministra, sul versante siciliano e messinese regna un “silenzio assenso” inquietante . Abdicando così alla tutela della realtà territoriale che si “governa”, ed adottando comportamenti di totale acquiescenza, stendendo i “tappeti rossi” ,finendo così con il far pensare che quel logo “Sud chiama Nord” possa essere inteso ,alla luce dei fatti, come un richiamo ai “nuovi colonizzatori”.
Anche se, solo un anno fa in un comizio elettorale fatto sotto il Pilone, venivano lanciati dal leader e promotore di questo movimento con accanto il Sindaco di Messina ,”anatemi” contro il Ponte definito solo una truffa che serviva per pagare consulenze e per fare affari privati, con attacchi pesanti rivolti al Presidente della Regione Siciliana per il suo atteggiamento accondiscendente e complice .
Mentre adesso si è passati dalla ferma opposizione alla disponibilità totale in cambio di promesse “opere compensative “,non pensando minimamente che intere e vaste aree della Città di Messina verranno poste ,per un numero non quantificabile di anni, in “stato di assedio” con pesantissime ripercussione sulla vivibilità della intera comunità messinese.
E non basteranno certo le bandiere blu enfatizzate oltre ogni misura a mitigare e scongiurare i danni e le ferite insanabili che potranno derivare in futuro dalla realizzazione di tutto “il sistema Ponte”; trasformando così ,e proprio a Capo Peloro quella piccola “bandiera” blu in una grande e lacerata “bandiera bianca ” come segno di una resa incondizionata, a causa della ignavia di pochi.
Gruppo di Iniziativa e Resistenza Civica “RispettoMessina “