
Nella giornata di ieri, secondo quanto riportato da Channel 12, più di dieci aerei israeliani hanno bombardato l’Aeroporto Internazionale di Sana’a, nello Yemen.
L’obiettivo era un aereo che serviva i pellegrini Houthi. Secondo Channel 12, l’aereo preso di mira apparteneva alla compagnia Yemenia Airlines ed è stato bombardato mezz’ora dopo l’atterraggio.
Secondo fonti mediatiche yemenite, gli aerei israeliani hanno lanciato quattro incursioni sull’aeroporto di Sana’a, colpendo l’aereo della Yemenia Airlines e l’edificio della dogana aeroportuale.
Intanto a Gaza si sono segnalati intensi colpi d’arma da fuoco da parte delle forze di occupazione israeliane ad ovest di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Le forze di occupazione israeliane hanno effettuato bombardamenti a sud di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza, a Nuseirat, al centro della striscia di Gaza e la zona di Al-Qarara, a nord di Khan Younis.
Truppe di terra hanno attaccato la città di Beit Ummar, a nord di Hebron.
Alcuni bambini sono rimasti feriti dopo che aerei israeliani hanno bombardato una casa nel quartiere Shejaeya, a est di Gaza.
In mezzo a tanta disperazione, i fratelli Majed e Jihad Al-Hajjouj, dopo il bombardamento della loro casa, nella cittadina di Al-Qarara, hanno creato un forno di fortuna e, con i pochi kg di farina recuperati da un camion di aiuti, preparano il pane per il quartiere, lontani dai radar israeliani, dopo le uccisioni avvenute fuori dai panifici, in danno dei civili in fila per recuperare cibo.
Intanto si registrano nuove manifestazioni in Europa, a sostegno dei palestinesi.
Ieri, a Londra, circa 100 studenti si sono radunati davanti al King’s College per protestare in solidarietà con il popolo palestinese.
I pochi Media palestinesi rimasti online inviano immagini strazianti del quartiere Sheikh Radwan, nel nord di Gaza, dove residenti disperati hanno preso d’assalto una cucina solidale che distribuiva lenticchie, un riflesso crudo del profondo bisogno e delle difficoltà affrontate dalla popolazione sotto il rigido blocco e l’impedimento all’ingresso degli aiuti umanitari.