Ultimamente il dibattito sulle accise sui tabacchi si è riacceso, alimentato dai continui aumenti decisi dallo Stato per scoraggiare il consumo di sigarette e prodotti affini. Se da un lato l’obiettivo sanitario rimane condivisibile, dall’altro cresce il malcontento di chi ritiene che la politica fiscale in materia sia diventata sproporzionata e controproducente.

Un gettito in crescita, ma a caro prezzo

Le accise sui tabacchi rappresentano una voce importante per le casse pubbliche italiane. Secondo i dati del Ministero dell’Economia, ogni anno generano diversi miliardi di euro di entrate. Tuttavia, l’aumento costante del prelievo fiscale si traduce in un rincaro significativo per i consumatori, senza che vi sia sempre un corrispondente calo dei consumi.
Molti analisti evidenziano come il fumatore medio, spesso appartenente a fasce di reddito medio-basse, finisca per sopportare un carico economico sempre più pesante, con effetti regressivi sul potere d’acquisto.

Il rischio del mercato parallelo

Un altro effetto collaterale degli aumenti fiscali riguarda la crescita del mercato nero dei tabacchi. Le sigarette di contrabbando o di provenienza estera vengono vendute a prezzi sensibilmente inferiori, spesso senza controlli sulla qualità dei prodotti.
Questo fenomeno, oltre a minacciare la salute dei consumatori, sottrae ogni anno allo Stato ingenti risorse fiscali e danneggia i rivenditori legali. Secondo alcune stime, il commercio illegale di tabacchi in Italia rappresenta già una quota rilevante del consumo complessivo.

Le contraddizioni della politica fiscale

Sebbene le accise vengano giustificate come strumento di tutela della salute pubblica, solo una parte minoritaria del gettito è effettivamente destinata a programmi di prevenzione o disassuefazione dal fumo.
Molti esperti chiedono una maggiore coerenza: se l’obiettivo è ridurre il numero dei fumatori, sarebbe necessario reinvestire una quota significativa delle entrate in campagne educative, supporto psicologico e incentivi per chi sceglie di smettere.

Verso una riforma equilibrata

Il tema, dunque, non è se tassare i tabacchi, ma come farlo. Una revisione delle accise che tenga conto sia delle esigenze di bilancio sia delle ricadute sociali e sanitarie potrebbe restituire equilibrio al sistema.
Ridurre la pressione fiscale sui consumatori più fragili, potenziare i controlli sul contrabbando e destinare più risorse alla prevenzione sono alcune delle proposte più frequentemente avanzate dagli economisti e dagli operatori del settore.


Conclusione

Le accise sui tabacchi restano uno strumento importante di politica pubblica, ma la loro efficacia dipende dal modo in cui vengono applicate e dalle finalità che perseguono. Oggi, più che un aumento delle imposte, serve una strategia complessiva che coniughi salute, legalità ed equità fiscale.