Dopo mesi di polemiche e discussioni accese, la Danimarca ha deciso di fare un passo indietro su una proposta di legge che avrebbe potuto cambiare per sempre il modo in cui comunichiamo online.
Si tratta del progetto di regolamento europeo per la “prevenzione e la lotta contro l’abuso sessuale sui minori”, noto anche con il nome di CSAM Regulation — o, come lo chiamano i critici, Chat Control.
L’idea di fondo sembrava nobile: combattere la pedopornografia online e intercettare chi adescava minori in chat. Ma il metodo proposto era molto più controverso.
Il piano prevedeva infatti che ogni messaggio, foto o audio inviato su piattaforme come WhatsApp, Telegram o Gmail potesse essere controllato prima dell’invio, nel tentativo di individuare materiale illegale.
In pratica, un monitoraggio di massa delle conversazioni private.
Una proposta che divide l’Europa
Presentata nel 2022 dall’allora commissaria europea agli Affari interni, la svedese Ylva Johansson, la proposta aveva incontrato forti resistenze fin dall’inizio.
Gli esperti di diritto digitale e le associazioni per la privacy avevano sollevato un allarme unanime: un sistema di controllo preventivo avrebbe indebolito la crittografia end-to-end, quella tecnologia che rende leggibili i messaggi solo a chi li invia e a chi li riceve.
In sostanza, un colpo alla riservatezza di miliardi di utenti.
Nonostante le buone intenzioni, il rischio di trasformare la messaggistica privata in uno spazio “sorvegliato speciale” era troppo alto. E così, con il passare dei mesi, l’appoggio politico all’iniziativa ha cominciato a sgretolarsi.
Il peso della Germania e il dietrofront danese
Quando la Danimarca ha assunto la presidenza di turno dell’Unione Europea, lo scorso giugno, aveva annunciato l’intenzione di spingere per l’approvazione del regolamento. Ma il piano non ha retto alla prova dei fatti.
La Germania, pur inizialmente aperta al dialogo, ha espresso forti riserve. La ministra della Giustizia, Stefanie Hubig, ha chiuso ogni spiraglio a ottobre, definendo il progetto un «controllo delle chat ingiustificato».
Anche altri paesi, tra cui l’Italia, hanno mantenuto posizioni caute.
Così, di fronte a un’Unione divisa e a poche settimane dalla fine del proprio semestre di presidenza, Copenaghen ha deciso di cambiare rotta.
Un nuovo piano, meno invasivo
La nuova proposta danese è molto più prudente: invece di imporre controlli obbligatori, punta a rinnovare la legge che consente alle aziende tecnologiche di effettuare verifiche su base volontaria, prorogandone la validità oltre il 2026.
In altre parole, nessun obbligo di “spiare le chat”, ma la possibilità per le piattaforme di agire in modo mirato, quando necessario.
Ora il Consiglio dell’Unione dovrà trovare una posizione comune su questa versione “light” del regolamento. Se ci sarà accordo, il testo passerà poi al Parlamento europeo per i negoziati finali.
Una cosa però è chiara: la battaglia tra sicurezza online e tutela della privacy è tutt’altro che finita. E, come spesso accade in Europa, il confine tra protezione e sorveglianza resta sottile — e molto, molto discusso.
