Si è conclusa, con grande interesse e partecipazione, la mostra dell’artista messinese Giuseppe Massimo Di Prima, ospitata presso la libreria Mondadori (ex Ciofalo) di Messina.
L’esposizione ha rappresentato un momento di riflessione intensa e delicata, frutto di due anni di ricerca artistica e interiore durante il difficile periodo della pandemia.
Conosciuto per le sue raffinate sculture in marmo, Di Prima ha scelto, stavolta, un materiale umile, ma estremamente espressivo: il fil di ferro. Una scelta tanto essenziale quanto potente, attraverso cui l’artista ha dato vita a una serie di opere che raccontano l’intimità dell’essere umano.
Mani, volti, abbracci, baci: figure leggere e quasi impalpabili, eppure cariche di significato, che sembrano emergere dallo spazio con una grazia sospesa tra sogno e memoria. Il filo conduttore della mostra – nel senso più letterale e simbolico – è la volontà di restituire forma all’invisibile, di dar voce alla fragilità e alla forza dei legami umani. Ogni scultura è accompagnata da un titolo che racchiude un mondo: parole scelte con cura, che parlano di umanità, sensibilità e filosofia della vita.
Non semplici nomi, ma inviti alla contemplazione, alla comprensione, all’empatia. Così troviamo “le mani di Dio”, l'”Abbraccio fraterno”, “Con io cuore in mano”, e tanti altri titoli che avvicinano la fisicità dell’immagine allo spirituale del significato interno. In un tempo segnato dall’isolamento e dalla distanza, le opere di Giuseppe Massimo Di Prima hanno saputo ricucire il rapporto tra arte e pubblico, tra materia e sentimento.
Un percorso espositivo che non ha lasciato indifferenti e che conferma ancora una volta la profondità e l’originalità della visione artistica di uno degli scultori più apprezzati della scena messinese contemporanea.